A che sensibilità ci riferiamo?

E’ una sensibilità che coglie il mondo come una globalità e quindi permette di comprendere come le difficoltà delle persone, a  qualunque paese appartengano, finiscano per coinvolgere altre persone che possono trovarsi anche in luoghi molto distanti.

Stanno anche sorgendo nuovi criteri d’azione perché molti problemi vengono compresi nella loro globalità   e perché coloro che desiderano un mondo migliore cominciano ad avvertire che otterranno dei risultati solo se dirigeranno i propri sforzi verso l’ambiente sul quale esercitano una certa influenza. A differenza di altre epoche piene di frasi vuote con cui si cercava il riconoscimento degli altri, oggi si comincia a valorizzare il lavoro umile e sentito attraverso il quale  non si pretende di esaltare la propria figura ma di cambiare se stessi e di facilitare il cambiamento del proprio ambiente familiare, lavorativo o    relazionale.

Quanti amano realmente la gente non disprezzano questo compito senza fanfare, cosa che risulta invece incomprensibile a tutti gli opportunisti formatisi nel vecchio paesaggio dei leader e delle masse, paesaggio in cui hanno imparato a utilizzare gli altri per essere catapultati verso i vertici sociali.

  • Quando qualcuno si rende conto che l’individualismo schizofrenico non ha alcuna via d’uscita e comunica apertamente a quanti conosce ciò che pensa e ciò che fa senza il ridicolo timore di non essere capito;
  • quando si avvicina agli altri; quando si interessa di ciascuno e non di una massa anonima;
  • quando promuove lo scambio di idee e la realizzazione di lavori d’insieme;
  • quando mostra chiaramente la necessità di moltiplicare gli sforzi per ridare connessione ad un tessuto sociale distrutto da altri;
  • quando sente che anche la persona più “insignificante” è per qualità umana superiore a qualsiasi individuo senz’anima posto al vertice della congiuntura epocale…

estratto dalla Prima Lettera ai miei Amici – 21 Febbraio 1991 – Mario Luis Rodriguez Cobos